mercoledì 14 marzo 2012

Tassello di vita



...quel pomeriggio, seduto sul cassone del vecchio traino poderosamente tirato con vigore ed eleganza da " ROSA", una cavalla nera, orgoglio di mio Padre, venivo torturato dai sobbalzi, senza una direzione precisa, mi reggevo stretto ad un ramo cornificato e curvo, levigato e variopinto, inserito ad incastro in un grosso anello arrugginito, posto tra la sponda fatta di assi orizzontali in legno rustico e pieno di schegge acuminate e la stanga destra dov'ero accomodato. Questo ramo aveva nome ed utilità ben definita, "RAGIONE" era il suo nome, mentre l'utilità era quella di attorcigliare le redini del cavallo tutte le volte che occorreva l'uso delle mani a mio Padre, o per asciugarsi il sudore oppure per rollarsi una cartina che poneva tra l'indice  il medio ed il pollice della mano destra, mentre con la sinistra frugava nelle "posce" (tasche), alla ricerca di tabacco sfuso già usato per altre sigarette ridotte in mozziconi che venivano spenti con due dita e riposti nelle tasche. Non usava buttare via nulla di quelle sigarette, fatta eccezione per quel centimetro di cartina sbruciacchiata ed ingiallita, quella mano infilata nella tasca srotolava il mozzicone e liberava di volta in volta quei pochi grammi di tabacco prezioso e puzzolentissimo, lo dico oggi, ma che mi profumava di papà allora!
La generosità di quel tabacco era talmente alta che oltre ad incatramare i suoi polmoni, ingialliva con ocra le sue dita, componendo assieme ad altri mille colori, le tonalità della pelle delle sue mani rendendola del tutto simile a quella dei finimenti cui era bardata " ROSA".
Guardavo attraverso le fessure delle sponde e venivo accecato dal candore della pietra-viva scheggiata al transito delle ruote del traino, pietre che riflettevano bagliori tipici dei vetri rotti. Le due corsie del tratturo come binari si univano in fondo alla prospettiva racchiusa dalle fronde cinapro scuro degli ulivi secolari e quel poco di polvere sollevata dagli zoccoli di " ROSA", faceva fatica a staccarsi da terra tanto era totale l'assenza del vento e la pesantezza dell'aria calda, in quel pomeriggio di luglio 1965.

venerdì 23 dicembre 2011

BUON NATALE 2011

E venne Natale..
sotto la pensilina della mia esistenza rinfreddolito dalle sferzate della tramontana salentina, mi rannicchio nel cappotto classico di colore nero tirando su con forza il colletto sino a coprirmi le orecchie ma invano, ascolto in lontananza l'oramai imminente arrivo del Natale sul binario, lo sferragliare delle livree che incorniciano gli ingressi dei negozi, somigliano alle rotaie di vecchi vagoni carichi di speranze e previsioni ottimistiche. Le vetrine non sono più opacizzate dalla condensa di sistemi remoti di riscaldamento ora sostituiti da condizionatori che le rendono trasparenti quasi non ci fossero, rendendo inutile il gesto di volerle pulire con il guanto di lana per ammirare le esposizioni, prima sembravano scrigni magici con dentro tutto da scoprire e desiderare, ora sembrano riviste patinate da sfogliare come i volantini che ingombrano le cassette della posta cui quest'ultime rimpiangono cartoline e letterine di auguri.
Aguzzo l'udito alla ricerca di musiche natalizie che mi penetravano l'anima, ora neppure il bavero del colletto tirato su mi difende dallo stridire di frenate sulle strisce pedonali e colpi di clacson frenetici. Mancano anche agli angoli delle strade degli omoni in rosso che imitavano " Babbo Natale" distribuendo sconti per quello o quell'altro negozio oppure menù di ristoranti accattivanti,ora c'è una vigilessa stressata che scrive multe a tutte le macchine che si fermano " un minuto" per fare compere ignorando l'auto nel parcheggio giallo dei meno fortunati che quel minuto non ce l'hanno mai...ma perchè quei parcheggi sono gialli? non l'ho mai capito ho solo invece capito che attirano sempre quelli che vanno di fretta e siccome di fretta vanno tutti, quelli in blu sono vuoti.
Eccolo sento il fischio del convoglio Natale, spero porti gente con pennelloni e tanta tinta gialla per ridipingere anche i percheggi in blu, così nessuno potrà confondersi più e vivremo meglio, l'impedito faccia a meno di aver bisogno di un minuto.
Brrrrr...che freddo, non c'è molta gente in attesa qui sul binario, mi giro e mi rigiro, diamine sono solo, solo con il mio album di vita, ho le dita intorpidite dal freddo ma non mi manca la forza di sfogliarlo, le prime immagini non ci sono, all'epoca fare una foto era un lusso, io appena nato attaccato al seno di mia madre è solo un racconto come tutto il resto daltronde perchè le altre pagine mi risultano anch'esse prive di immagini, ho scelto di cancellare  il passato per un attimo l'avevo dimenticato, ma allora perchè questo freddo in attesa che giunga questo nuovo Natale mi ghiaccia le borse degli occhi saranno bagnate?
Ho saputo che un Bambinello guida la locomotiva, non mi spaventa affatto e fiducioso  salirò sul convoglio ho tante richieste da fargli, a parte supplicarlo di elargire tanta gioia e salute alle persone care che fotograferò da attaccare sul mio album nuovo, una richiesta fra tutte mi sta a cuore che mi dissolva dal centro del petto, ora coperto dal cappotto, l'astio che covo per coloro che hanno parcheggiato " un minuto" sulle strisce gialle del mio cuore dandomi dispiaceri, che mi aiuti a perdonarli, ma che coloro che invece parcheggiano su quelle gialle delle strade gli trasformi l'auto in bicicletta, per non dire in carrozzina, voglio iniziare a perdonare.


venerdì 23 settembre 2011

UN VELO PUO'...


Un velo può coprire…
Una realtà che mi è cara,
una distesa interminabile di vibrazioni,
una pianura dove pascolare il cuore,
montagne e fiumi di puro piacere!

Un velo può coprire…
Un groviglio di fili rossi,
energie di vita e spasmi soffusi,
due labbra da succhiare,
due occhi socchiusi da baciare!

Un velo può coprire…
Momenti intensi condivisi,
fremiti di paure e coraggio,
alterchi risonanti dolorosi,
carezze di complicità testarda!

Un velo può coprire…
Ansie d’insuccessi e vittorie,
tasselli di vite passate,
una maschera deludente
una lacrima che scivola dolcemente!

Un velo può coprire…
Tonalità di  colori
Può apparire cupo e menzognero,
ma un vento caldo può sollevarlo
e manifestare la vita celata con tanto sacrificio
esponendola ai raggi del sole!


martedì 21 giugno 2011

GIOCHI DI OMBRE

...mi obbligavano a mettere la testa sotto il cuscino per riposare nei pomeriggi assolati sulla riviera ligure, perchè dalle persiane in legno verde sbiadito entravano fasci di luce che illuminavano il dormitorio che ospitava dei bambini. 30 bambini di terza elementare distesi su delle brandine allineate e dirimpettate, 15 da una parte altrettante dalla parte opposta con al centro un corridoio. Ai bambini dagli dei fasci di luce e desterai in loro le più strane fantasie, io facevo giochi di ombre con le mani sui muri oggi li dipingo direttamente, chi invece dava dei nomi alle ombre nel proprio dialetto scaturendo delle risate mezze soffocate altre a squarciagola. Altri invece nella proiezione di quei fasci si cimentavano al disturbo del lento vorticare del pulviscolo, si davano dei colpetti di mano sulla coperta posta ai piedi della brandina per scaturire come un'eruzione vulcanica una nube polverosa incrementando il brusio di risate soffocate ed il volume di quelle a squarciagola. Ogni bambino era testimone di un pezzo d'Italia, primeggiavano nella statistica le regioni del sud di conseguenza dando un nome alle ombre queste avevano più di un motivo per far esplodere le risate a squarciagola nell'intera camerata annullando totalmente quelle soppresse.
Fu da uno di quei pomeriggi assolati che la punizione di riposare con la testa sotto il guanciale divenne una ferrea imposizione di cui non potevi sottrarti. Tutto accadde nell'istante in cui un'eclissi minacciosa apparve imperiosa all'ingresso della camerata che subito dopo si frappose al centro del corridoio interrompendo la proiezione dei fasci solo da una parte, questo ingigantiva la sua ombra sul muro imponendo terrore ai 30 bambini che essendo tutti poliomielitici vivevano lontani km dalle loro mamme, quindi non avrebbero mai potuto ricorrere alla loro protezione, terrore e lacrime, quel pianeta che causava l'eclissi si chiamava Suor Amelia, persona rigorosamente religiosa, brava nell'impartire dettami cristiani educativi ma non lesinava sculacciate sia di mano che di pianelle di puro cuoio di vitello conciato.
Sotto quel guanciale imparai a riconoscere l'odore dei detersivi che usavano per lavare le lenzuola e l'odore della naftalina che serviva per conservare le coperte di lana marrone, coperte che vedevo usate nei film che proiettavano due volte a settimana nel nostro cinema interno e che trattavano prevalentemente episodi della seconda guerra mondiale o della prima in bianco e nero, le riconoscevo dalle due strisce scure poste nella parte superiore della coperta. Non era consentito neppure starnutire, chi lo faceva passava non meno di un'ora, per punizione, in piedi e senza poggiarsi al muro accanto all'ingresso dei bagni situati in fondo alla camerata, fu così io credo, che tutti e trenta noi bambini sviluppammo dei potenti anticorpi che il respiro fatto sotto il guanciale era per noi...aria sana!
Ora sono steso sul letto , lenzuola che profumano di ammorbidente in una stanza  alta col soffitto a stella e spaziosissima, la branda adesso è un letto matrimoniale ampio che da un senso al termine " due piazze", una finestra con persiane sempre verdi di alluminio anodizzato, le fasce di sole.... lo stesso sole che c'era quando facevo la terza elementare, mentre oggi solo la mancanza di nipoti non mi fa essere nonno, però rivivo lo stesso gioco di ombre. Ombre che non faccio più con le mani, non più di fantasia, ma ombre reali che hanno nomi più o meno amati, ombre che non fanno più ridere nessuno, anzi il contrario...fanno piangere.
Vivevo con i 30, insieme ai 30 che erano parte degli 800 all'incirca, ospiti tutti di quel Collegio "Don Gnocchi" che durante l'estate veniva ribattezzato colonia estiva, eppure mi sentivo solo. Oggi vivo separato da tutto e da tutti  ma in compagnia delle ombre...una di esse porta il tuo nome, attendo se mai ci sarà, un'altra eclissi che stavolta senza terrore mi  cancelli quell'ombra del passato definitivamente, a tenermi compagnia non più ombre ma l'amore.


martedì 10 maggio 2011

L'ARTE & LA MEDIAZIONE


C'è l'Arte e poi ci sono le varie Arti, c'è quindi l'Arte del Musicista, dello Scultore, del Pittore e dell'Ebanista, del Costruttore e dell'Architetto, del Poeta e dello Scrittore nonchè della Sarta e del Chirurgo ed insomma chi più ne ha più ne metta ma esiste un'Arte essenziale nella vita di tutti i giorni, nei rapporti tra tutte le genti, sia in piazza del Popolo a Roma che in una baracca posta subito fuori dalle mura della città ed è quella del MEDIATORE.
Sì l'Arte del mediare può sembrare banale anche solo parlarne ma ho scoperto che è troppo importante per non spendere dei  minuti per parlarne. Essa è la sostanza immateriale per legare le persone è strategica, la si usa nel mercato tra la massaia ed il commerciante, tra l'ortolano ed il fruttivendolo, tra l'azienda costruttrice di un tal prodotto ed il comune acquirente...esiste soprattutto tra GENITORE E FIGLIO.
Chi non è genitore non può capire fino in fondo questa grande parola " MEDIARE" fin dove si può spingere, ma esso, colui che non è mai stato genitore sia che fosse donna o maschio, a sua volta è stato soggetto di mediazione da parte dei suoi genitori, è stato asservito dalla mediazione che intercorreva nelle liti dei suoi genitori, lui o lei erano causa di ristabilità calma in famiglia per il bene del figlio, quindi diventava metaforicamente l'incarnazione della mediazione.
Chi non è mamma o papà non potrà mai avere quella marcia in più nella sensibilità che occorre per capire davvero fino in fondo l'umanità, così come i preti le suore, non ho nulla contro di loro ma a parte la grande dedizione che mettono per impartire le regole della religione sia teoricamente che praticamente all'umanità non potranno mai darvi dei consigli realistici sul come crescere i figli, così come loro c'è anche la categoria dei non padri e delle non mamme, ma questi a differenza dei preti e delle suore pensano sempre di poterteli dare quei consigli e si convincono da soli che sono più che giusti, se non li ascolti poi diventano irascibili e li perdi anche come amici immaginiamoci come compagni o compagne.
Essi non sanno neppure che l'arte del MEDIARE non si manifesta solo davanti alla scelta dell'acquisto di un'orchidea gialla o di una viola, ma è l'elemento di successo negli affetti più intimi ed intendo  tra marito e moglie o compagno-compagna o fidanzato-fidanzata, senza la quale non si va da nessuna parte, immaginiamoci tra madre - figlio o tra padre - figlio che con il quale invece si cementifica l'affetto indissolubile.
Ecco l'Arte del Mediare ti porta in dono oltre agli affari nel commercio l'affetto indissolubile nella vita e chi non capisce questo è solo e rimarrà solo per sempre.
E la lumaca che c'entra?.... c'entra, c'entra eccome è il più chiaro esempio di mediazione ossia: voglio andarmene in giro per il mondo ma come faccio con la mia casa? ecco la mediazione; mi accontento di una sola stanza e me la porto sulle spalle!

sabato 19 marzo 2011

" CORE 'MPIZZICATU" (cuore bruciato)


" Ho bisogno d'amore per Dio..." parole cantate in una bella canzone di Zucchero Fornaciari, l'ho fatta mia, la passo e la ripasso sul giradischi del mio cuore, si amplifica nella mia mente mentre scorrono le immagini di volti reali ed immaginari sullo schermo della memoria, dalle sequenze si estrapolano particolari di: capelli, occhi, bocche, zigomi e nasi, orecchie e colli, busti e silouettes,  piedi e mani ... Quando si inceppa il disco sull'identikit finale, nitida è l'immagine senza difetti nè aloni nebbiosi...ecco appari TU!
Che tristezza, avevo le dita delle mani troppo larghe e ci sei passata in mezzo come sabbia nel setaccio che trattiene solo frammenti di conchiglie che rammentano una vita meravigliosa in fondo al mare, così tu mi hai lasciato solo frammenti di carattere TIMES maiuscolo ancora intriso di inchiostro. Consonanti e vocali scomposte, prive di senso, tento ancora di metterle insieme per capire la logica di quelle pagine già scritte e quelle che mancano ancora per completare il nostro libro, ma sono troppe...troppe ed oramai orfane di futuro!
Eppure non mi rassegno a quei momenti, a quando iniziammo a scriverlo  l'Universo ci appariva piccolo e lo ingigantimmo al punto da perderci in esso.
Ora  solo una certezza  mi consola; sotto la cenere del nostro disastroso rogo...la brace continua ad ardere, chiudo gli occhi e mi scaldo le mani.

martedì 8 marzo 2011

8 MARZO....la ricorrenza della donna!

Perchè la mimosa? La festa della giornata dedicata alla donna tutta in giallo...la Mimosa! Si è scritto di tutto, il giorno tale perchè in quell'anno passato delle lavoratrici donne morirono in fabbrica ecc..ecc... Il fiore che rappresenta ecc..ecc... Ma è vero è tutto vero... e quante altre volte dovremo ripetere le stesse cose, gli stessi fatti gli stessi significati da spiegare a chi???... Davvero c'è ancora gente che si ferma un attimo a pensare a quel sacrificio di quelle donne? A lasciarsi andare ad una lacrima anche se nel proprio DNA non vi è traccia di alcuna parentela con esse? Davvero stringendo tra le dita un ramo di mimosa, il cui albero ancora ne sente il dolore per essergli stato strappato, riflettiamo sull'intrinseco significato ad esso legato?...No!!! E' come cercare un ago in un pagliaio.
Stamane distribuendo delle rose variopinte di sapone anzichè le mimose alle mie care e coccolate donne Donatrici di Sangue, ne ho sentite di tutti i colori: dove andranno stasera senza i maschi, come si vestiranno per acchiappare altri maschi, in quel tal locale dove si esibiranno dei maschioni nello spogliarello e volesse la fortuna se potrò toccarli....sarebbe una figata incredibile!..Maschi???? ma non dovrebbero essere uomini? Mica l'8 Marzo è la giornata della " FEMMINA"...
Ecco care donne che nel lontano anno ecc..ecc... donaste la vostra vita per una parità di diritti dove è andato a finire quell'alto senso del sacrificio. Voi divenute cenere per il rogo, queste di oggi fanno cenere intorno a loro non per l'alto senso di sacrificio, ma per dissolutezza di principi.
Altre reclamano il declino di questa ricorrenza perchè la vorrebbero ogni giorno dei 365 esistenti sul calendario, ma dimenticano che oltre alla loro categoria c'è anche l'uomo bello o brutto che sia, buono o cattivo, dolce o irascibile che sia ma pur sempre uomo e non "MASCHIO", perchè di donna ne è ben definita l'immagine e la festeggio con il cuore con la mente e con l'anima, differentemente alla femmina di cui ne ho un esemplare che partorisce a iosa cagnolini bastardini, come il maschio e dico maschio per definizione che me la  ingravida almeno 2 volte l'anno!..
Io Ti AMO DONNA, sei il motore della mia esistenza e ti adoro nel tuo ruolo di donna da vero uomo e stasera passeggia con me mano nella mano lungo gli argini della nostra esistenza.



mercoledì 22 dicembre 2010

BUON NATALE???

Buon NATALE a chi?
Vorrei dirlo a tanta gente, ma non a quella gente che mi sta vicino e che mi vuole bene, a loro è naturale dirglielo, glielo dico con la presenza e le piccole attenzioni di affetto quotidiano, ma a tutta quella gente che in passato, in presente ed in futuro pensa o ha pensato di doversi occupare o si è già occupata di me.
Sì, quella gente che si è presa cura del mio cuore e che una volta girata pagina pensa di doversene ancora occupare sparlando e avvelenando la storia privata in pubblico per sentirsi protagonista, quella gente che pensa che il mio silenzio alle provocazioni sia codardia alla bagarre, mentre è coscienza di essere in possesso di argomenti più distruttivi di quanto esse stesse non immaginino, per questo non li userò mai finche avrò barlumi di saggezza o meglio finche il mio otre reggerà ancora il contenuto nell’orlo, dopodiché non risponderò più di me stesso e non sarà come avvenne con Sansone, bensì periranno solo i colpevoli.
Buon NATALE a chi altri?
Vorrei dirlo a quella gente che è abituata ad ascoltare sempre e solo una campana, quella gente che è sempre pronta a correre al capezzale del malato sbagliato e che ha il rubinetto della bocca sempre aperto che gocciola, quella gente che piange e ti da una pacca sulla schiena dandoti tutta la solidarietà di cui possiedono incuranti di ascoltare l’altra campana, perché quella non la suona nessuno. Quella gente che in gruppo si sente di darti tanto ma che da soli ti mostrano le vene asciugate ed il portafoglio vuoto. Quella gente che scrive  commenti sui blog altrui denunciando di appartenere ai Capuleti o ai Montecchi, ma che chiamati alle armi per difendere l'opinione se la danno a gambe levate.
Buon NATALE a chi altri?
Vorrei dirlo a quel qualcuno che ha denunciato una mia amica (Monica) che guidava l’auto portando un passeggero e fin qui nulla di strano se non che quella mia amica è totalmente cieca, sì cieca!.. Di conseguenza le sospendono la pensione di invalidità con accompagnamento richiamandola a revisione della visita medica per controllo.
Vorrei dirlo a quell’ufficiale medico militare che l’ha sottoposta a visita stilando poi un verbale di idoneità alla vista, ritenendo che l’occhio sinistro è cieco totalmente ma che il destro è perfetto, bello, chiaro e per nulla infiammato. Così sarebbe rimasto se la mia amica non gli avesse chiesto un fazzolettino di carta e lui dopo lo stupore della richiesta la esaudisce dandoglielo, mentre lei, la mia amica, lo ringrazia restituendoglielo subito dopo con dentro la palla dell’occhio di vetro, perfetto, bello, chiaro e per nulla infiammato. Le restituiscono la pensione dopo mesi di debito che ha contratto per vivere lei e i suoi 2 figli con marito, ma senza gli interessi maturati né un rigo di scuse da parte delle Autorità competenti.
Buon NATALE a chi altri?
Vorrei  dirlo a quel dottore ortopedico che mi ha visitato il 9 c.m. il giorno dopo l’ Immacolata di giovedì mattina, dopo che la notte alle 3,30 scivolando in bagno mi sono fratturato il metatarso della gamba destra, già affetta da polio e che amici mi hanno accompagnato con urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Galatina. Dopo raggi X e fasciatura di primo soccorso, visto che a quell’ora di notte non vi era un ortopedico di turno vengo rimandato al mattino per essere visitato dall’ortopedico. Una volta visitato con molta superficialità ordina all’infermiere di farmi una fasciatura rigida senza dovermi ingessare, l’infermiere esegue e nel licenziarmi mi raccomanda di tornare il lunedì mattino per controllo. Dopo 4 giorni di dolori fortissimi, in cui ho usato solo Aulin come antidolorifico ed un piede ormai gonfio come una zampogna e nero per l’ematoma, torno in ospedale. E fu così che il nuovo ortopedico visitandomi si accorge che la fasciatura rigida era troppo stretta e posizionata a metà piede oltre la frattura, sino al ginocchio. Intima all’infermiere di liberarmi subito della fasciatura e mi chiede se m’avessero consigliato medicine da prendere, al mio diniego si lascia andare in affermazioni poco lusinghiere verso il suo collega del primo giorno e scusandosi mi propone punturine da fare sull’addome e pillole.  Ora il dolore è sopportabile, il piede è più sgonfio la frattura c’è ancora ed io volo con le stampelle.

Buon NATALE a tutti coloro che mi vogliono bene leggendo e visitando il mio Blog.

domenica 21 novembre 2010

Lettera alla figlia del mio amico "MARIO"


Collemeto 19 novembre 2010

Raffaella tesoro, non immagini che piacere e che dolore....rivedere Mario.
Mario ed io avevamo attecchito l'uno all'altro come due tasselli di mosaico di vita.
Sin dal primo istante a pelle ci sentimmo di appartenerci, lui che camminava
accanto a me donandomi il suo braccio in modo spontaneo e per nulla meccanico
ma come se io facessi parte della sua vita, come una propaggine, senza retorica
lasciami dire che gli ho voluto bene sin dal primo istante e lui a me nella medesima
misura.
Ci coccolavamo a vicenda, lui col suo napoletanismo mai lavato dal torinese
io che mi cimentavo in quel suo dialetto cercando in me retaggi di secoli passati,
ossia appartenere al regno di Napoli e renderci assolutamente fratelli... io l'ho
sentito Mario come un fratello. Gli ho voluto e gli vorrò sempre bene! Gli donavo
e lo obbligavo ad accettare sempre un mio sigaro, lui faceva il titubante ma attendeva
che io insistessi, gli serviva da capro espiatorio.
Raffaella, se non è troppo ciò che ti confesso lasciami raccontare cosa mi accadde
in seguito alla sua scomparsa: il 14 sabato quando lo seppi, non ebbi parole da
spendere nell'aria, nè emozioni da esternare con lacrime,  nè  atteggiamenti
da prefica in preda a falso dolore, mi calò bensì un silenzio assordante nel cuore.
Rimasi per attimi interminabili a guardare il vuoto di una stanza piena di arredi,
ero in casa della mia compagna ad Anzio vicino Roma, stavamo pregustando la
serata che sarebbe venuta, avevamo un appuntamento con Cristiano de Andrè,
dovevamo andare al suo concerto ed io era la prima volta che lo vedevo, adoravo
suo padre Fabrizio e sapevo che avrei risentito le parole di Bocca di Rosa, del Pescatore,
e di tante altre canzoni che hanno segnato la mia vita, dalle labbra del suo delfino
e che le avrebbe interpretate con maestria, cosa che avvenne magistralmente, ma.....
persi quel pathos di allegria che decorava da giorni quell'avvenimento, qualcosa o
qualcun'altro aveva rubato quella scena...era tuo padre...Mario....
Quella sera la pioggia non interruppe lo spettacolo, eravamo all'aperto in Villa Claudia
l'allegria forzata che mi faceva sorridere alla mia amata a stento tratteneva la
mia tristezza, Mario era andato via senza potermi salutare e le immagini di
quell'ultima sera che passammo assieme a cena in pizzeria si ripetevano nella mia mente
come un film inceppato. Era la sera della presentazione della tragedia di ROCA, dove in
anteprima vennero trasmesse in pubblico le immagini della lavorazione delle scenografie
da me dipinte e create e che alla fine della tale andammo in pizzeria e lui...Mario, mi guardò
per avere da me la conferma che poteva far parte della comitiva, lo ricambiai con uno
sguardo tipo fucilata e gli dissi: tu ci vieni perchè sei mio ospite....si mise a ridere
imprecando in dialetto napoletano che non capii ma che il senso era del tipo: puozz schiattà!
E venne con me.
Ci salutammo satolli ed ebbri, io avevo smesso di fumare e non ci fu il calumet della buonanotte.
Io non ho più quell'amore di Anzio sin dall'indomani come dall'indomani sulla vita della terra
non c'era più Mario... Non lo dimenticherò mai, lui vive nelle mie preghiere.




domenica 17 ottobre 2010

Monòcroma Agonia


Agonizzando galleggio in questo
mare appena increspato,
senza ormeggi nè ancòre
totalmente abbandonato,
lo sguardo spento senza vita
inanimato...
dal cervello al cuore un tragitto
dolorosamente dilaniato.

Il tempo scorre lento come le onde,
il mio "Ego" senza vita
non risponde,
l'unica medicina per l'anima
è naufragare sulle tue sponde,
ma quell'Isola è oramai svanita
resta l'agonia nella mia vita...

sabato 25 settembre 2010

L'ALBA


Di belle parole spesso veniamo decorati al collo
sotto forma di medagliette di prezioso metallo.
Di belle parole ci facciamo legare ai polsi
quadranti che segnano le ore.
Di belle parole ci sentiamo rivestire
da forme di indumenti o di scarpe.
Di belle parole percorriamo
mete archeologiche o laghi,
tra monti e stanze in affitto...
Di belle parole è fatto il sospetto di un'eternità,
ma quando ti svegli sei nudo e raccapricciante,
ricoperto di escrementi da far ribrezzo
anche alla campata del ponte sul fiume,
unico tetto che ti ha accolto senza
chiederti chi sei o cosa fai.
E allora t'accorgi che lo scirocco non è altro
che una lama impassibile che ti taglia a
striscioline la pelle fragile.
E che quel silenzio nell'anima diventa
un lamento agonizzante, rumoroso insopportabile.
Salgo su di un albero per dormire convinto
di tener lontane le bestie fameliche,
ma sono i miei stessi incubi ad aggredirmi!
Una notte è passata e tu sei sempre più
un’ombra proiettata sul cuscino.
Fuori è l'alba...continua a sudare
LO SCIROCCO.





giovedì 23 settembre 2010

AUTUNNO



A volte lamentiamo un'assenza di vento
che pieghi e faccia cantare le canne
cresciute lungo gli argini del nostro percorso.
Altre ci rammarichiamo che quel vento le abbia divelte...
Ma è quel flautare latente nel silenzio
che da dolce melodia diventa suono
stridente e insopportabile
a rattristare la mia esistenza.
Il cipresso gratta coi rami il vetro,
i cardini arrugginiti dello scuro
emettono gorgheggi da soprano,
i randagi ringhiano e abbaiano per strada
come monelli nel cortile che disputano una palla.
Sono supino, sguardo dritto al centro del soffitto,
cerco una ragione a questa solitudine
che come penitenza vivo nello spartito
della mia esistenza.
Cade la pioggia e disegna pentagrammi
sui vetri impolverati…E’ l’Autunno.

UTOPIA


...mi addormento ogni notte
sul marciapiede dei miei sogni,
nella speranza che si trasformi in nuvola,
soffice ed accogliente,
un desiderio che resta tale
una speranza che è solo UTOPIA,
quella superficie grezza e
nauseabonda è la mia culla
dove mi avvolgo nel sudario
che si impregna dei miei malesseri osceni!
Una fiammella unica compagna
della mia inquieta solitudine.

martedì 21 settembre 2010

EXTRA MOENIA

Rifletto seduto a gambe incrociate
su un lastrico di basoli e colonne di granito
riparato dalla pioggia sotto le arcate
di questo mondo a volte piccolo, altre infinito.
Le mani giunte arricchite da miriadi di rughe
incise dal tempo inesorabilmente,
pensieri persi nelle prospettiche fughe
non respiro, il cuore mi batte flebilmente.
La mia anima si allontana, vola oltre il colonnato,
scissione del corpo e della mente,
sorvolo il grigiore delle nubi minacciose
recanti l'Autunno appena iniziato.
...Oggi per me solo spine, a te sette rose!

lunedì 20 settembre 2010

morfologia di anniversario

...una maschera,
metafora di inganno.
Un cappello senza tempo,
un calice rotto che vomita.
Volo pindarico sulla luna
a rubare il "Vaso di Pandora"
l'ho aperto...inspirato ed espirato
il mio "IO" s'è avvelenato.
...Eri aria,
immagine cangiante
voce tremula,
luce soffusa,aromi d'Oriente,
troppo perfetta nella menzogna.
Auguri colorati dal vento del deserto!
21 settembre 2004